
11 Gen MASSIMO ARTORIGE GIUBILESI: “L’OZONO UN VALIDO STRUMENTO PER PREVENIRE IL COVID”
Vacanze di Natale in lockdown per molti italiani, che hanno trascorso i giorni di festa in casa augurandosi di impedire il dilagare del coronavirus, che continua a produrre centinaia di vittime al giorno e migliaia di contagiati.
Per approfondire il tema su come prevenire l’insorgere della malattia, curare e guarire i malati di Covid e interrompere la catena di trasmissione virale che alimenta la pandemia, abbiamo chiesto il parere di Massimo Artorige Giubilesi, tecnologo alimentare esperto di igiene ambientale e sicurezza alimentare, presidente dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria e di FCSI (Foodservice Consultants Society International), professionista certificato MSA (Manager per la Salubrità degli Ambienti).
Diversi studi, due giapponesi e uno dell’Università di Padova, del dipartimento di medicina molecolare diretto dal prof. Andrea Crisanti, hanno dimostrato l’efficacia dell’ozono al 99,98% contro il Covid. Qual è il suo parere in merito?
L’efficacia virucida e antimicrobica dell’ozono per rendere potabile l’acqua è nota sin dal 1897. Ed esiste una vasta bibliografia circa la sua capacità di disinfettare l’aria e le superfici contaminate.
Si può senz’altro affermare che l’ozono è in grado di garantire quasi al 100% la distruzione di tutte le molecole organiche e le forme microbiologiche presenti nell’ambiente, e dunque anche del virus Sars-Cov-II.
L’ozono, essendo un gas, è molto penetrante e, grazie al suo grande potere ossidante, è in grado di deodorare e disinfettare tutte le superfici e gli oggetti contenuti in ambienti circoscritti, in assenza di persone. Talmente efficace da essere considerato anche un ottimo disinfestante, poiché tossico per le mucose dei roditori e per gli esoscheletri degli insetti alati e striscianti.
Cosa ne pensa invece dell’uso dell’ozonoterapia a scopo medico per debellare il Covid-19 e le sue nuove mutazioni?
Pur non essendo medico o biologo, posso segnalare che, già dal mese di aprile 2020, varie associazioni scientifiche deputate all’ozonoterapia si erano rivolte ai vertici della Sanità Pubblica (Ministero della Salute, ISS) manifestando l’urgenza di usare l’ozono per curare e guarire i malati di Covid. Ad esse si è unita l’AIMF (Associazione Italiana di Medicina Funzionale) che, per tramite di alcuni autorevoli esponenti del mondo clinico e accademico – di Udine, Bergamo, Atri, Brescia, Palermo, Napoli, Roma e Pavia –, ha sottolineato le evidenze scientifiche sull’efficacia antiossidante e antinfiammatoria della ozonoterapia e sull’aumento-mantenimento dell’emoglobina ossigenata che offre un forte contrasto alla caduta dei valori di saturazione tipici dei pazienti Covid-19.
Lei nel 2015 ha scritto un dossier sull’uso dell’ozono nell’industria alimentare: è ancora convinto che l’ozono sia la soluzione migliore per la sanificazione da virus e batteri?
Certamente. L’uso dell’ozono è efficace e autorizzato nel settore caseario e nell’industria salumiera, perché è in grado di contrastare la formazione e la proliferazione di acari che si nutrono di muffe, produttrici di tossine e responsabili della devastazione di intere sale di stagionatura di prodotti alimentari, con un ingente danno economico oltre che di compromissione della sicurezza dei prodotti.
Anche in itticoltura è prassi utilizzare l’ozono per depurare l’acqua, sia quella marina che quella potabile più soggetta alla contaminazione di virus e batteri, usata per il condizionamento dei frutti di mare.
Il meccanismo è semplice: si fa gorgogliare l’ozono tramite un ozonizzatore ad hoc nell’acqua per abbattere la carica microbica (batteri, funghi, virus) e distruggere le sostanze colloidali e organiche, e persino l’atrazina, un erbicida tossico.
Effetti positivi si sono riscontrati anche nel trattamento con ozono degli allevamenti di polli e suini, al fine di aumentare la salubrità e aumentare l’aspettativa di vita dei neonati – soggetti a una mortalità media del 20%. Ciò avviene tramite l’utilizzo di generatori di ozono che consentono di purificare e sanificare l’aria anche in presenza dell’animale, con una specifica taratura che fa sì che l’ozono non sia dannoso nemmeno se respirato.
Alla luce di queste evidenze scientifiche, ritiene che sarebbe necessario utilizzare l’ozono per sanificare i mezzi di trasporto, gli ambienti di lavoro e quelli aperti al pubblico, in modo da ridurre la trasmissione del virus?
Sì, certamente. Gli ambienti trattati con ozono impediscono la formazione del biofilm di virus e batteri sia sulle superfici che nell’aria, garantendo un ambiente salubre e interrompendo così la trasmissione del virus. La sua efficacia può essere però compromessa dal mancato rispetto delle regole comportamentali basilari: uso della mascherina, distanziamento, igiene frequente delle mani.
Per capirne la validità bisogna considerare che l’ozono – a una concentrazione di 4-5 ppm (parti per milione) – può disinfettare in soli trenta minuti all’incirca 250-300 mq di superficie, che corrispondono a 750-900 metri cubi di aria equivalenti a circa sette stanze di hotel, diverse aule scolastiche e sale operatorie, numerosi autobus e vagoni metro. Il tutto reso possibile da un piccolo macchinario che, a costo contenuto, è in grado garantire la sicurezza degli ambienti in assenza di persone.
Nei casi più delicati, laddove è necessaria una disinfezione continua, come negli asili o nelle residenze sanitarie assistite, si può ricorrere ai cosiddetti sistemi misti basati sul processo fisico denominato RCI-FEO (Radiazione Catalitica Ionizzante – Fotocatalisi Eterogenea Ossidante), sviluppato in Giappone negli anni ‘70 e applicato dalla NASA americana da oltre vent’anni. Il funzionamento avviene attraverso una corrente d’aria che passa nell’impianto di ventilazione mediante un dispositivo fotocatalitico costituito da una lampada UVC germicida e da un catalizzatore in biossido di titanio e metalli nobili, che trasforma il vapore acqueo e l’ossigeno dell’aria in un complesso di biossidanti con un lieve residuo di ozono (0,02 ppm) ben tollerato se respirato.
L’insieme di queste molecole ossidanti risulta letale per i virus e le altre forme biologiche. Bisogna infatti tenere conto che, nei luoghi aperti al pubblico, non esiste soltanto la minaccia del Covid-19, ma permane anche alto il rischio di contrarre salmonella, pseudomonas, legionella, streptococco gamma emolitico e altre gravi infezioni batteriche ugualmente pericolose per la vita dei più deboli.
Sulla base del suo know-how che cosa proporrebbe alle Istituzioni per coniugare sicurezza sanitaria e attività economiche?
In primis, proporrei di seguire le direttive della scienza e non i soliti opinionisti, ragionando in un’ottica di valutazione del rischio e prevenzione. La scienza va di pari passo con la tecnologia per raggiungere il massimo risultato in modo veloce ed economico.
Non ha senso rifiutarsi di considerare l’efficacia dell’ozono, che è nota all’entourage scientifico dai primi del Novecento: l’ozono venne utilizzato per sanificare l’acqua ai Giochi Olimpici di Atene del 1906 e questa metodologia viene applicata ancora oggi.
Un approccio metodologico ragionato non può fare a meno dell’analisi del contesto e della popolazione di riferimento: non è possibile raggiungere un medesimo risultato di igiene e sanificazione ovunque, senza valutarne le precondizioni. È dunque necessario affidarsi ad una équipe tecnico-scientifica qualificata e pragmatica che sappia valutare caso per caso e sperimentare più sistemi al fine di ottenere, in ogni circostanza, un ambiente davvero salubre per il singolo e la collettività.